Isola Ventotene - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 La città borbonica si sviluppò intorno ai due edifici simbolo del potere: il Castello la Chiesa di S.Candida. Per entrambi furono pensate due belle vie di accesso: al castello ci si sarebbe arrivati tramite una via carrabile che, sovrastando l'antico camminamento romano, avrebbe percorso in salita ed in modo concentrico il Pozzillo per poi sbucare nella Piazza del Castello. Alla chiesa ci si sarebbe arrivati invece tramite una scenografica serie di rampe che dal Porto Romano avrebbe raggiunto la Piazza Chiesa.
  Attualmente il Castello è la sede del Municipio di Ventotene e del suo Museo Archeologico, ma la sua fisionomia originaria è stata alterata dalla sopraelevazione di due piani effettuata in epoca fascista per adattarlo meglio alla sua funzione di allora, che era di carcere, mentre la sua funzione originaria era quella di una fortezza come è testimoniato dal suo orientamento, che presenta uno "spigolo" alla marina di Cala Nave, per meglio resistere alle cannonate. Il piano seminterrato era adibito a cisterna e fognatura, il primo ad alloggio per i militari e il secondo ad alloggio per gli ufficiali e i funzionari del governo.
  La costruzione della chiesa iniziò il 13 Marzo 1769 e fù dedicata a S.Candida il 22 Settembre 1774, sotto la gestione dei Cappuccini che nel 1792 la lasciarono ai secolari. Il complesso comprende la chiesa vera e propria al centro, di stile neoclassico. Alla sua sinistra c'era il convento, chiamato Cenobio od Ospizio. All'interno della chiesa sono degni di nota un quadro raffigurante una Madonna, forse del pittore Sebastiano Conca, e una bella statua lignea della Santa, che viene portata in processione durante la festa di S.Candida.
Il Museo archeologico
  Il Museo Archeologico di Ventotene nasce come conseguenza diretta della mostra sull'arcipelago pontino nel corso dei secoli, realizzata nel 1983 dall'Istituto di Storia ed Arte del Lazio meridionale. Il Museo si trova all'interno del Castello e si sviluppa su un ingresso, un cortile e cinque stanze. Ingresso è completamente dedicato alla esposizione e alla documentazione del recupero di un grande dolio da 2000 litri, che probabilmente aveva stabilmente posto su una nave romana affondata nel I secolo a.C. a Punta dell'Arco e che trasportava vino pregiato in Francia e in Spagna.
  Il cortile e la stanza 1 sono invece dedicati ad una trattazione del rapporto tra Ventotene e l'archeologia subacquea. Le isole Pontine erano toccate, oltre che dalle rotte Nord-Sud, anche da quelle che andavano dal sud italia verso la Sardegna e l'Africa. Tra le ancore di varie epoche esposte, alcune di esse, piccole e di pietra, lasciano pensare a rotte praticate già in epoca protostorica. Molti degli oggetti esposti provengono invece da un relitto di nave affondata tra Ventotene e S.Stefano. Nella prima stanza si conclude l'argomento con l'esposizione e la documentazione di oggetti comuni di carpenteria marinara e la documentazione del recupero di una nave a Cala Rossano.
  La stanza 2,3,4,illustrano la storia e la topografia dell'isola di Ventotene. La seconda stanza è occupata da un grande plastico dell'assetto naturalistico e monumentale dell'isola in epoca romana e da sei pannelli descrittivi. Nella terza e nella quarta stanza si tratta invece in modo particolare della grande Villa Giulia a Punta Eolo e della spiegazione dei reperti in essa ritrovati. La stanza 5 percorre l'epoca che va dal Medioevo all'epoca fascista, attraverso vari pannelli di documentazione dell'assetto borbonico in particolare.
La Villa Giulia
  Imponente è l'effetto scenografico della Villa di Punta Eolo. Esso è stato ottenuto dall'architetto romano solo con la sistematica e ricercata fusione tra ambiente naturale e ordito architettonico. Visitando la villa basterà solo poca attenzione per riconoscere cortili, stanze, giardini, cisterne e terme, tutto quanto cioè costituiva il telaio della grande costruzione. La villa, detta di Giulia per la tradizione che la vuole luogo di confino per la figlia dell'imperatore Augusto, è stata costruita certamente nella prima età augustea e si estende per oltre trecento metri di lunghezza e circa cento di larghezza sul promontorio della Punta Eolo. Sin dall'inizio del progressivo abbandono dell'isola da parte dei romani ( essa era proprietà dell'imperatore ), la villa attraverso sistematici saccheggi ha procurato materiale da costruzione per i suoi occasionali abitanti o fornito materiale per musei privati, come nel caso delle spoliazioni effettuate da Sir William Hamilton nel XVIII secolo. Il modo migliore per accedere ella villa è attraverso la rampa che dalla cala Rossano porta al cimitero dell'isola, cioè dal suo settore meridionale. La distribuzione dei singoli settori che compongono la villa accompagna senza soluzione di continuità l'andamento del terreno, che individua naturalmente tre "zone".
  Il settore meridionale comprende tutta l'area tra il cimitero e la Cala Rossano che, meno "profonda" di oggi, era luogo di approdo per le navi. Questa zona costituiva un settore abitativo in stretta connessione con i "servizi" della villa come cucine e cisterne. Già all'inizio della strada che costeggia la cala si noteranno delle grotte relative ad una antica cisterna di raccolta delle acque dell'acquedotto romano provenienti dalla grande cisterna dei Carcerati. Tutta questa zona si indica generalmente con il termine domus. Tuttuno con la domus va intesa anche la grande exedra ricavata nella piccola valle intermedia che la collega al settore successivo.
  Il secondo settore si può identificare con uno xystus, cioè una zona destinata al maneggio e ad area giardinata, come dimostrano le due aree aperte e affiancate, costituite da un lato da un lungo cortile per il passeggio e il maneggio e dall'altro dall'area giardinata. Il terzo settore si incontra risalendo verso Punta Eolo, e va identificato con la vera e propria residenza affacciata a mare, lungo un asse obliquo NE-SO. Le testiomonianze, ridotte all'ossatura generale, ci richiamano certamente una successione di ninfei, piscine e stanzette affacciate sull'ampia terrazza tufacea a mezza costa, il tutto raccordato da scale e terrazze. Tutti gli ambienti sono compresi tra due spettacolari discese a mare. E' questo anche il settore delle terme.
Il porto Romano
  Appena sbarcati dal traghetto e usciti dalla banchina del Porto Nuovo ci si presenterà di fronte lo straordinario spettacolo dell'antico porto di Ventotene, interamente intagliato nel tufo. E' la prima sorpresa, la più singolare, di questa isola meravigliosa. La cosa più evidente del porto romano è la fuga di arcate sulla destra, intagliate nel banco roccioso, che corrispondono ad altrettanti ripostigli. Sulla sinistra invece, il porto è protetto dal mare da un perimetro anch'esso di tufo. Tutto il complesso è stato ricavato asportando circa 60000 metri cubi di roccia dal banco tufaceo originario! Accanto alla imboccaturo del porto, orientata a Levante, è chiaramente visibile una cavità con apertura in alto che conteneva le catene con cui veniva chiuso il porto in caso di pericolo o di mare particolarmente mosso. Di fronte si allunga il Pozzillo, costruito per lo sfiato della risacca e usato come luogo di alaggio per barche. Tra l'imboccatura del porto, la peschiera e il pozzillo sono distribuite tre bitte intagliate direttamente nel tufo e usate dai romani ( e tuttora ) per ormeggiare le navi. Poco prima di arrivare al Pozzillo, si apre una bella sequenza di rampe costruita durante il riassetto urbanistico dell'isola voluto dai Borboni, che porta alla piazza della Chiesa e alla parte abitata di Ventotene. .
Rizerva Naturale e Marina
  L'area protetta comprende tre zone a tutela differenziata.La più interna é la riserva integrale che coincide con la zona biologicamente più intatta e che ha bisogno di maggiore difesa. Qui l'accesso é consentito in misura limitata e solo per scopi scientifici, i sub dovranno essere accompagnati da personale specializzato e con apposito permesso. La seconda zona può essere considerata come riserva generale: in questa parte del territorio può anche essere previsto l'intervento umano, però l'ambiente non può essere alterato ed ogni attività deve essere finalizzata a sviluppare sempre di più la sua naturalezza. I vincoli sono meno rigidi e l'accesso viene consentito in punti fissi e percorsi prestabiliti con permessi rilasciati dell'Ente gestore, i residenti potranno avere permessi previo richiesta. Generalmente l'accesso ai subacquei é permesso, ma con guide locali autorizzate. Infine esiste una terza zona di riserva parziale, dove la presenza dell'uomo é preponderante e dove sono ammesse tutte le attività compatibili con la preservazione dell'ambiente, comprese quelle di sfruttamento delle riserve purchè concordate con l'Ente gestore.
  Come dimostrano i dati raccolti in alcune aree mediterranee ed extraeuropee, le riserve organizzate in questo modo non sono affatto penalizzanti per chi ci vive e ci lavora: é dimostrato che gestione corretta e vincoli adeguati garantiscono un graduale ripopolamento naturale nell'intera area interessata (e non solo di quelle delle riserve integrali), tanto da assicurare l'incremento degli introiti derivanti dalla pesca. Ma anche i turisti ne traggono vantaggi. I sub, ad esempio, hanno la possibilità di acquisire maggiore familiarità con la fauna ittica.
  La riserva, in particolare quella marina, era stata più volte invocata dall'amministrazione comunale. Questo perchè Ventotene e Santo Stefano rappresentano, senza dubbio, aree naturali da preservare. Tanto più che la presenza umana e turistica non hanno determinato il degrado che purtroppo si osserva in altre parti d'Italia. L'istituzione della Riserva, fin dal momento in cui é stata decisa, é apparsa come una scelta azzardata agli occhi di alcuni ventotenesi, spaventati dalle ripercussioni che apporterà all'indotto turistico classico. Ma, al contrario, la riserva costituisce una grande occasione per le due isole: la possibilità di migliorare il modo di concepire il turismo e anche la nascita di nuove fonti di guadagno. Certo, sempre che nel progetto ci sia il coinvolgimento dell'intera popolazione e sempre che i ventotenesi siano disposti a credere fino in fondo a queste chances ambientalistiche ed economiche. E' anche vero che tale coinvolgimento arriverà insieme alla dovuta e chiara dimostazione di una verità incontrovertibile: con la riserva naturale verranno rispettate le tradizioni isolane. E per avere garanzia di ciò, la popolazione non dovrà fidarsi delle parole , ma esercitare un proprio diritto: avere parte diretta e attiva nelle scelte da prendere.